
Plonéour-Lanvern (Finistère, Francia), primi anni del ‘900. Danza che le fanciulle eseguono attorno ad un menhir datato al II secolo a.C. nel giorno della Festa del Perdono. Il contesto rende logica la supposizione che la prima danza intorno a quel monolite sia stata eseguita in seguito alla sua erezione.
L’interpretazione è l’atto tramite il quale, attraverso il recupero del codice smarrito, viene restituito il significato ad un fatto storico. Per Ricoeur ogni interpretazione vuole vincere una lontananza, una distanza tra l’epoca culturale trascorsa, a cui il testo appartiene, sia esso uno scritto, un’immagine o manufatto, e l’interprete stesso. Solo superando questa distanza, non certo rendendosi contemporaneo al testo, ma recuperando nel testo gli elementi della sua contemporaneità, l’interprete può appropriarsi del significato. Ogni ermeneutica viene così ad essere, esplicitamente ed implicitamente, comprensione di sé per la via mediata della comprensione dell’altro. Questa comprensione si colloca all’interno di un processo circolare, il “circolo ermeneutico”, che va dal tutto che contiene alla parte contenuta e viceversa. Ho chiamato questo procedimento ermeneutico “Archeologia del Sapere”.
Un concreto esempio di viaggio nell’Archeologia del Sapere è stato da me sperimentato nella ricerca sul “Gioco del Mondo”, detto anche “Campana” o “Settimana”, un gioco ancora presente nell’armamentario ludico dei bambini di oggi, che ricordo di aver spesso giocato moltissimi anni fa (cfr: G.Ragazzi, Il gioco del Mondo e il Cosmo preistorico, in “Astronomia, nr. 4, 2015).

A. Il tracciato del Gioco del mondo (Valcamonica, età moderna).
B. Tracciato della cosiddetta “Tromenie”, una processione di origini medievali che si svolge ogni cinque anni lungo gli assi solstiziali che corrono dentro il territorio del comune bretone di Locronan (da Laurent, 1995).
C. Geometria del rituale di fondazione della città etrusco-italica: il cerchio raggiato superiore è il cielo orientato rispetto ai solstizi ed equinozi; il livello centrale rappresenta il tracciato delle vie della città (Cardo e Decumano); l’elemento inferiore sono i nove cippi posti dentro la terra nel giorno del rituale di fondazione, simboli del collegamento tra mondo superiore e mondo inferiore,(I millennio a. C., Gottarelli, 2013).
D. Il quadrato è il mandala, rappresentazione del cosmo ma anche pianta del tempio indù. La sua miniatura è la tavola del gioco degli scacchi (periodo vedico, 1500-600 a.C).
E. Pianta del sito megalitico di Stonehenge (4° mill. a.C.).
Il tracciato e le regole del gioco, pervenuti fino a noi da una fase non chiaramente distinta del nostro passato, ci permettono di ricostruire una concezione del mondo molto arcaica, le cui pratiche sono state vive in molte regioni del mondo fin quasi ai giorni nostri. Dunque noi comprendiamo un evento del passato perché le nostre radici culturali sono distanti da esso meno di quanto immaginiamo. L’oggetto di una ricerca non è riducibile a “una cosa” separata dai modi impiegati per conoscerla; a sua volta, il soggetto che conosce non è un’entità neutra, poiché conosce a partire dal proprio essere storico, che lo fa appartenere ad un orizzonte di vincoli concettuali. Questa prossimità al fatto, che si consegue ed affina nello studio dei materiali della tradizione, ci permette di estendere la nostra comprensione alle fasi che lo hanno preceduto. Per comprendere è in primo luogo necessario cercare di riportare l’oggetto analizzato al contesto più ampio nel quale è inserito. Nello stesso tempo una comprensione è tanto più possibile quanto più le pre-comprensioni del soggetto e dell’oggetto fanno parte dello stesso macro-orizzonte.
Sappiamo che una ricerca storica ha solitamente il suo punto di avvio nell’evento più lontano della catena delle comprensioni. Si parte dal documento più antico, dal punto in cui il nostro sapere è più lacunoso, perché più lontano dalle fonti da cui trae origine la sua comprensione. Al contrario, come uno scavo archeologico si avvia dal piano di campagna, spazio della nostra realtà quotidiana, un viaggio nell’Archeologia del Sapere ha sempre il suo avvio nel tempo presente. Poiché le conclusioni a cui perveniamo traggono origine dalla nostra capacità di pre-comprensione e si estendono, nelle modalità che abbiamo descritto, fino alle sue propaggini più lontane, ogni indagine dovrebbe esordire nel punto in cui il soggetto e l’oggetto della ricerca sono identità quasi sovrapponibili, cioè il presente, l’oggi, per poi procedere a ritroso nel tempo lungo il cammino segnato dall’inevitabile e progressiva acquisizione della distanza tra soggetto e oggetto, che l’interpretazione, operando sui dati disponibili, ricompone.