
Ne “Il mito dell’eterno ritorno” Mircea Eliade fa un ampio utilizzo del termine “arcaico”, riferendolo ad ogni pensiero, cultura, comunità che, astraendo dalla linearità del tempo, concepisce la realtà come una manifestazione ciclica. Per il pensiero arcaico, “un oggetto o una azione acquistano un valore, e in questo caso diventano reali, in quanto partecipano, in un modo o nell’altro, di una realtà che li trascende” (Eliade). Proprio questa relazione con il trascendente, che ho denominato “fattore cosmologico“, sta alla base delle credenze delle comunità primitive, dei popoli dell’Antichità, della tradizione popolare. Al fattore cosmologico fa costante riferimento la mia ricerca sull’iconografia del gesto e della danza. Senza questo elemento, in cui si riflette la relazione “trascendentale” che ogni parte del reale, anche minuscola, ha col tutto (olismo), relazione non indagabile con gli strumenti della Fisica classica (dedita alla sola materia) ma avvicinabile con i criteri della meccanica quantistica (che studia la materia nel suo aspetto energetico e vibrazionale), sarebbe difficile trovare una spiegazione alle credenze che hanno accompagnato l’uomo fin dalla Preistoria.

Se per esempio prendiamo in considerazione alcuni antichi rituali come la danza armata dei Sacerdoti Salii, le processioni cristiane (rogazioni), i rituali presenti nel folclore europeo, come il “Paparuda” dei paesi balcanici o il “Sunà de Mars” dei pastori delle Alpi, scopriamo che l’uomo è convinto di poter controllare “magicamente” il mondo naturale e causare l’arrivo della pioggia, la crescita dell’erba, la maturazione delle messi. Un puntuale esempo di fattore cosmologico è la ruota della preghiera, che i pellegrini buddisti mettono in movimento all’entrata dei monasteri tibetani. La preghiera, scritta su una striscia di carta e inserita all’interno della ruota, non viene ripetuta da voce umana ma si attiva mediante un gesto manuale o un meccanismo naturale come l’acqua o il vento. Dal momento in cui la ruota è in moto, e finché tale movimento sarà in corso, gli effetti della preghiera si diffonderanno ovunque, in perpetuo, offrendo rimedio a tutti gli esseri dell’universo.
- Ruota delle Preghiera mossa dall‟acqua. È un cilindro di legno o metallo che compie una rotazione sul proprio asse. Può essere mossa anche da mano umana, dal vento, anche dal fumo. Al suo interno è attorcigliata una lunga e sottile striscia di carta sulla quale è scritto in caratteri tibetani il mantra om mani padme hung. La ruota viene fatta girare nella irezione simbolica del sole (da sinistra a destra). Il
movimento rotatorio del meccanismo è una preghiera senza recitazione i cui effetti vanno a favore non solo di chi prega, ma di tutta l‟umanità (da Simpson, W., The Buddist Prayng-wheel, London, McMillan & Co., 1896, fig.. 6).
Come la ruota della preghierà, anche l’immagine preistorica è una modalità del “fattore cosmologico“. Nella credenza arcaica, infatti, il passaggio da una danza compiuta in uno dato spazio/tempo alla sua riproduzione attraverso l’immagine, implica necessariamente un radicale innalzamento del livello cosmologico. L’energia di una danza danzata, in quanto prodotta all’interno dei meccanismi finiti e fallibili della natura umana, è destinata ad esaurirsi nel tempo. Al contrario, l’energia prodotta dall’immagine, ovvero dal supporto sacrale che la ospita (la superficie della roccia, la grotta, le pareti della tomba, l’urna contenente le ceneri del defunto o l’offerta sacrificale), è stata sottratta agli errori ed all’imponderabilità della vita concreta e per questo è partecipe degli stessi meccanismi cosmologici che muovono l’Universo. In tal modo un’immagine sarà in grado di pervenire infallibilmente al risultato auspicato ed i suoi effetti avranno una durata perpetua.
.